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venerdì 29 maggio 2015

Occidente Giapponese, l'eroe storico occidentale nell'immaginario a fumetti giapponese



TITOLO: Occidente Giapponese, l'eroe storico occidentale nell'immaginario a fumetti giapponese
AUTORE: Luca Paolo Bruno
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 140
COSTO: 16,50€
ANNO: 2015
FORMATO: 20 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788896133255

Questo libro è la prova che è possibile trovare ancora qualche nuova tematica inerente manga ed anime. Non è obbligatorio riscrivere per l'ennesima volta la storia di Candy Candy o Lady Oscar, ma si può cambiare un po' prospettiva, vedere come i giapponesi immagino l'occidente, in questo caso la storia occidentale ed i suoi eroi.
Già dall'introduzione l'autore punta l'obbiettivo su tre personaggi storici occidentali che suscitano grande interesse in Giappone: Lafcadio Hearn; Albert Einstein; Douglas MacArthur.
Viene rievocata brevemente la loro vita e spiegato il perché per i giapponesi questi tre personaggi rappresentino delle figure eroiche. Sintetizzando al massimo, tutti e tre, in maniere differenti e con toni differenti, hanno dimostrato rispetto verso il Giappone e ne hanno riconosciuto pubblicamente le qualità.
Scopo del saggio è “... scoprire come una storia a fumetti giapponese sia strutturata per rendere il contesto occidentale appetibile a un pubblico orientale e allo stesso tempo come essa (ri)crei personaggi con il quale quest'ultimo possa simpatizzare.”.
Il primo capitolo serve come introduzione conoscitiva per poter meglio comprendere i successivi. Infatti l'autore, citando lo studioso Joseph Campbell, spiega la struttura del mito.
Con il secondo capitolo si passa alla struttura del mito nipponico, raccontando brevemente alcuni passi fondamentali del kojiki e del nihongi.
In questo modo viene illustrato come era uso raccontare l'eroe giapponese, che è impegnato al ristabilimento dell'armonia. L'eroe mitico giapponese cerca la riunificazione del gruppo e l'appianamento delle divergenze, in un tentativo di comprensione delle ragioni del nemico. Il capitolo prosegue con la disanima di varie situazioni presenti in narrativa riguardanti l'epica dell'eroe nipponico.
E' con il terzo capitolo che ci si addentra nell'analisi di come è rappresentato nei manga l'eroe occidentale.  
Esistono tre tipologie di manga di questo genere: quelli espressamente storici; quelli storici ma con un racconto romanzato; quelli che usano l'occidente come ambiente per storie inventate (Lady Oscar).

lunedì 25 maggio 2015

"Il grande viaggio di Marco Polo" - poster gigante allegato a "TV Junior" n° 2 del gennaio 1983



La Rai propagandava il suo sceneggiato più di successo (anche internazionale) con ogni mezzo, ovviamente in primis sulle pubblicazioni della stesa Rai, cioè della Eri, come il giornalino "TV Junior". Infatti nel gennaio del 1983 veniva allegato a "TV Junior" questo mega poster da 1 M x 70 cm, in cui da un lato era riproposto, con una bella grafica, tutto il viaggio dell'esplortatore veneziano, e sul lato opposto erano presenti singole pagine con varie informazioni.
Ed anche un paio di pubblicità della Nutella!
Il fatto curioso è che il posterone era indirizzato alle classi quarta e quinta delle elementari, essendovi contenuto un concorso indetto addirittura dal Misitsero della Pubblica Istruzione. Quindi, alla fine, la Nutella finiva in classe come sponsor di Marco Polo e del Ministero... pur non ritenendo che il mercante veneziano avrebbe avuto nulla da ridire per una mossa commerciale di questo tipo, mi resta il dubbio sulla correttezza di far finire la pubblicità di un alimento non propriamente salutista in una scuola pubblica.
Direi che l'intento educativo del poster è abbastanza chiaro, specialmente se si analizza la parte posteriore. Più sotto scan e foto della parte anteriore e posteriore.




A parte ciò il poster è veramente bello, probabilmente le foto che mostro qui non gli rendono pienamente giustizia (ringrazio Susy per avermelo donato ^_^).
Sul web sono riuscito a trovare, imbeccato dalla precedente proprietaria del poster, la copertina di "TV Junior" che lo regalava.
Fonte


domenica 24 maggio 2015

"Nippo-fumetti di sesso e frittate" - di Renata Pisu - "La Stampa" 30 agosto 1987



Prima di entrare nel dettaglio dell'articolo parto con qualche considerazione varia.
Intanto sulla data dell'articolo, che va un po' oltre a quelle presentate fino ad ora, che di norma si fermano ai primi anni 80, ma altre doti dello scritto mi hanno spinto a sceglierlo.
Per prima c'è la giornalista, Renata Pisu, che in un altro articolo del 1982 sulle autrici di Candy Candy aveva dimostrato una buone dose di astio e disinformazione verso manga, anime ed autori giapponesi, ero curioso di vedere se in 5 anni si era un po' informata o addolcita. Inoltre la Pisu scriveva direttamente dal Giappone (dal 1982 era corrispondente da Tokyo per il quotidiano torinese), quindi poteva andare alla fonte delle notizie, senza prenderle di quarta mano dall'Italia.
Poi mi ha colpito la posizione dell'articolo, in terza pagina, cioè la pagina della cultura, vicino ad un articolo di Guido Ceronetti sul crocifisso e ad un altro di Tristano Bolelli sui dizionari anglo-italiani.
Il giorno di pubblicazione, la domenica, quindi il giorno della settimana in cui si poteva leggere con più calma il quotidiano, in tempi in cui la domenica erano aperti solo i cinema e gli stadi, oltre che le chiese.
Infine la lunghezza dell'articolo, non due colonnine striminzite, ma un articolone assai lungo.
Ovviamente il titolo dell'articolo già aveva fugato ogni dubbio sul tono del contenuto: 5 anni non erano bastati a far passare alla giornalista l'astio verso l'editoria giapponese.




Se il tono scandalizzato dell'articolo decreta una condanna morale dei manga per l'uso "sfrenato" del sesso, senza cui probabilmente non sarebbe mai stato messo in terza pagina(...), le informazioni contenute paiono più decenti rispetto all'articolo su Candy Candy. Però informazioni "più decenti" non vuol dire necessariamente corrette o complete, perché quelle pubblicate paiono lì per dimostrare l'anormalità sociale dei manga e della società giapponese.
Questo articolo fu una occasione persa, la giornalista, stando a Tokyo, avrebbe potuto ben informare il pubblico italiano sul mondo editoriale giapponese, in cui esiste anche lo sfruttamento del sesso, invece no, decise di concentrarsi solo sul versante più pruriginoso, in pieno stile "Studio Aperto".
Mi viene il dubbio che Renata Pisu, che conosce molto di più la Cina del Giappone, detestasse essere un'inviata a Tokyo, e avrebbe preferito Pechino, però non era mica colpa dei manga e del lettore italiano se stava in un luogo che non le piaceva ^_^
Nei fumetti giapponesi esistono una sterminata serie di onomatopee, è questa una colpa? Per la giornalista pare quasi di si...  ovviamente il tema dell'articolo, cioè il sesso nei manga, fa capolino subito, fin dalle onomatopee... "blin"... "po"...
Chi nel 1987 lesse questo articolo della Pisu pensò che tutti, e dico tutti, i manga finissero con scene di sesso, anche quelli culinari!


mercoledì 20 maggio 2015

Go Nagai Robot Collection 62 Donau Alfa-1



Se non sbaglio la puntata (numero 61) dell'anime di Mazinga Z con Donau Alfa-1 in Italia è inedita, comunque il nome sarebbe lo stesso sconosciuto perchè nella serie tv si chiama Rain X-1, senza contare che è stato modificato esteticamente.
Quindi il modellino qui presente risulterà famigliare solo a coloro che hanno letto il manga.
Quanti di quelli che fanno questa interminabile raccolta hanno letto il manga? Io no...
Tra l'altro la storia, che ho letto nel fascicolino-ino-ino-ino (tornato a 8 pagine dopo l'exploit di 12 pagine della sesta Uscita Speciale), è anche bella, peccato che in Italia non la sia stata mai vista in televisione.
Ciò che mi è ancora oscuro è il criterio che i responsabili di questa GNRC utilizzano sia per la scelta dei modellini, che per le scarne informazioni da propinarci nelle 8 pagine colorate.
Nel fascicolino-ino-ino non è mai fatta menzione che la puntata relativa in Italia è inedita, nè che per la serie tv cambi sia il nome che l'estetica del mecha.
Si potrebbe obbiettare che questa raccolta riguardi SOLO i manga di Go Nagai, invece molte uscite fanno riferimento a personaggi presenti solo nei relativi anime o che negli anime erano rappresentati in maniera differente dal manga. Così su due piedi mi vengono in mente Takeru in Jeeg, mi pare non presente nel manga, e Miwa Uzuki, che nell'anime ha la divisa differente.
Due righe nel fascicolino-ino-ino per informarci delle diverse versioni presenti in anime e manga?
Da aggiungere che, non so per quale motivo, questo, se non sbaglio, è il primo mostro dei cattivi (di tutte le serie presentate) in formato medio... fino ad ora tutti gli altri mostri guerrieri, meccanici, di roccia o spaziali erano da circa 15 cm, mentre questo modellino è alto circa 10 cm, un po' più grande dei personaggi umani o alieni.
Un altro modo per ridurre i costi mantenendo invariato il prezzo, e quindi guadagnandoci di più?
Vedremo se l'uscita 65 di Barabeus avrà il formato uguale a tutti gli altri mostri guerrieri de Il Grande Mazinga...
La testa è stata incolata un po' stortina, oppure è un modo per sottolineare la natura senziente del robot.




Dall'insostituibile sito Encirobot ecco la versione anime dal nome Rain X-1.



lunedì 18 maggio 2015

TV Sorrisi e Canzoni n° 53 dal 31 dicembre 1978 al 6 gennaio 1979 (Goldrake nei programmi tv + articolo sugli UFO)




Questo numero 53 con quello che ho postato precedentemente, il numero 52, formano la prima uscita sequenziale che riesco a recuperare. Tra l'altro di un periodo molto particolare, quello natalizio e a cavallo dell'anno nuovo, quindi con una programmazione festiva un po' differente dal solito, anche se non così piena di film e cartoni animati come capiterà successivamente.
L'importante, comunque, era che le feste fossero santificate dal Goldrake ^_^
La cui fama era così devastante da usarlo come richiamo per un articolo sugli UFO senza mai citarlo all'interno dell'articolo. Ormai gli UFO e "Atlas Ufo Robot" erano considerati una cosa sola, bastava mettere la foto di Grendizer nell'articolo e poi fare un richiamo nei programmi alla pagina dell'articolo.
Anche questo numero ha fortunosamente intatto l'inserto dei programmi delle tv locali, ed, ancora più fortuitamente, è di nuovo della zona di Milano, come il precedente!
In questo modo è possibile ricostriuire un minimo i palinstesti della miriade di tv private locali, che trasmettevano ore ed ore di vecchissimi film, e molte trasmissioni autoprodotte, ma la cui programmazione non sempre copriva l'intera giornata. Infatti spesso i programmi iniziano nel primo o nel secondo pomeriggio, questo ammesso che le tv locali comunicassero correttamente alla rivista la loro programmazione. Si vede che mancavano programmi a basso costo con cui riempire i palinsesti fin dalla mattina.
Ancora non c'è stata l'invasione di "cartoni animati giapponesi", purtroppo spesso è presente solo la dicitura "cartoni animati", senza specificarne il titolo, ma ho scovato quello che penso sia tra i primi anime arrivati in Italia appena dopo Goldrake: "Kimba il leone bianco".
Era trasmesso da "Tele Radio Reporter" il martedì e venerdì alle 18,30 con la dicitura "Cartoons della serie". Sullo speciale "If, speciale Orfani e Robot 1963/1983 - dicembre 1983" è riportata come prima visione nota il maggio/luglio 1979, mentre, ricontrollando il numero 52 (mi era sfuggito), ho scoperto che era già trasmesso dal 29 dicembre1978!
Non ho scannerizzato totalmente il presente numero, scegliendo ciò che ritenevo più interessante.

 

 Ma è il caso di ricominciare dal sommario...

domenica 17 maggio 2015

Au Nippon, studio su Salvatore Chimenz fra due secoli e due mondi



TITOLO: Au Nippon, studio su Salvatore Chimenz fra due secoli e due mondi
AUTORE: Riccardo Franci
CASA EDITRICE: Edizioni Del Faro
PAGINE: 99
COSTO: 13€
ANNO: 2014
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788865373729

Questo libro nasce dalla curiosità dell'autore sul traduttore della favola “Momotaro”, fatta tradurre in italiano dall'editore Takejiro Hasegawa nel 1899. Riccardo Franci parte con la sua inchiesta storica per dare un nome ed una storia a questo misterioso personaggio, che si scopre essere Salvatore Fioravanti Chimenz.
Questi era un commerciante ed intermediario di marchi di aziende per il mercato giapponese, esportava in Europa oggetti vari dal Giappone, ed inizialmente la sua attività commerciale è a Port Said, per poi aprire una nuova filiale a Yokohama. Accanto al suo lavoro imprenditoriale, si occupò di traduzioni dal giapponese all'italiano, scrisse articoli e libri, e per un breve periodo fu anche professore di lingua italiana presso il “Collegio di Lingue Estere” di Tokyo.
L'autore è riuscito a scoprire le attività di Chimenz per il periodo che va dal 1897 al 1922, prima e dopo resta il mistero, tanto che non si conosce né la data della sua nascita né quella della morte.
Il libro inizia con un accenno al contesto storico giapponese in cui si muove Chimenz, per poi passare all'attività commerciale a Port Said. “Au Nippon” era il nome del negozio che Chimenz aveva aperto a Port Said, a dimostrazione che già importava prodotti dal Giappone. E' raccontata l'attività iniziale commerciale in Giappone, e i suoi sviluppi culturali, l'incontro con l'editore Takejiro Hasegawa e la traduzione di “Momotaro”.
Nel libro sono riportati altri due libri di Chimenz: un dizionario giapponese-italiano; il romanzo storico “Cuor di Samurai”, sulla guerra russo-giapponese.
In appendice è riportata l'intera favola di “Momotaro” tradotta da Chimenz.
L'autore stesso ammette che le informazioni sono spesso lacunose, a causa della difficoltà di trovare fonti storiche, il suo augurio è che, anche grazie a questo libro, si possa gettar luce sull'attività di uno dei primi italiani che esportò in Europa e in Italia la cultura nipponica.



Manga Story, breve storia del fumetto giapponese



TITOLO: Manga Story, breve storia del fumetto giapponese
AUTORE: Stefania Costa
CASA EDITRICE: Editrice Taphros
PAGINE: 63
COSTO: 10€
ANNO: 2012
FORMATO: 22 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Presso il negozio "La Borse del Fumetto" di Milano
CODICE ISBN: 9788874321186

Come dice il sottotitolo il saggio è una breve storia del fumetto giapponese, però è fatto bene: breve, chiaro, preciso, essenziale.
Probabilmente non aggiunge nulla ai saggi già stampati, però potrebbe essere un buon libro introduttivo per neofiti, magari un regalo per un genitore che non si capacita delle letture manga del figlio o della figlia.
Alla fine del libro contiene, addirittura, la bibliografia! Lo scrivo per le ultime pubblicazioni che ho recensito in cui la bibliografia (e la webgrafia) mancava sempre. Non conta la lunghezza di un libro, spazio per la bibliografia lo si può trovare sempre, magari una bibliografia essenziale, ma che ci sia.
Per illustrare il contenuto del libro penso sia sufficiente mettere l'indice (che, invece, non è presente), che procede in ordine cronologico: dagli albori del manga ai giorni nostri.

Le origini
Ukiyo-e
Hokusai
Dai racconti illustrati ai fumetti
Le strisce del dopoguerra
Osamu Tezuka
La nascita del gekiga
Ninja e samurai
Demoni, mostri e spiriti
Il boom degli anni 60 e 70
La fantascienza romantica di Leiji Matsumoto
I grandi robot degli anni 70
Gli shojo manga
Le majokko
Manga femminile: Rumiko Takahashi e CLAMP
Sei pronto alla lotta?
Dall'incubo atomico al cyberpunk
Guardie e ladri
Conclusioni

venerdì 15 maggio 2015

"Mork & MIndy il gioco dei bluff" Editrice Giochi 1980



Esisteva un gioco in scatola di "Mork & Mindy"?!
Ebbene, pare proprio di si.
Era un bel gioco in scatola? Come si direbbe oggi, era giocabile?
Non saprei per esperienza diretta, visto che nessuno di noi lo aveva in cortile, ma ad occhio, leggendo le istruzioni, non è che sembri questo granchè... però bisognerebbe vedere cose ne pensasse un bambino o una bambina del 1980 :]
Senza contare che, o ci sono retroscena nuovi sul telefilm stetunitense, oppure per questa versione in scatola si inventarono un po' di cose. Fatto che trovo sempre fastidioso.
"Sul pianeta Ork, tutta la vita si svolge all'insegna del bluff".
 Usi un personaggio tv per un gioco?
Almeno abbi la decenza di rispettare la trama del telefilm o del cartone, non invertarti cose a caso...
Intanto si fa del "bluff", una pratica non proprio corretta, la filosofia portante di Ork, che mi pare sia l'opposto di ciò che praticassero gli orkiani, dediti all'assenza di sentimenti e al pensiero scientifico, Mork a parte...
Poi si creano nomi orkiani nuovi e se ne sbaglia almeno uno, infatti la moneta di Ork il Tribet, citata sia nel libro di "Mork & Mindy" che nella prima punata tv, diventa il Grebble!
Orson dovrebbe denunciarli per falsificazione di moneta intergalattica, altro che l'Euro!
E non è finita... hanno creato una caratteristica fisica degli orkiani, che non possono vivere sulla Terra senza il "Gleek", una carica indefinita di energia.
Comunque questo non è il primo caso di gioco in scatola che non ha rispetto del programma a cui è ispirato, basta leggere le altre recensioni dei "Giochi in scatola" . Con qualche eccezione, gli ideatori di questi giochi non si facevano molti scrupoli del contenuto ludico delle lore invenzioni, basavano tutto il brend.
Inoltre il contenuto della scatola è assai povero: 6 carte, 4 segnalini, due dadi, qualche gettone farlocco...
Esco dalla modalità "indignazione" e ritorno più pacatamente al gioco ^_^
Indipendentemente dalle mie valutazioni sulla giocabilità del gioco in scatola resta il suo valore legato al telefilm: essendo di "Mork & Mindy" è una figata ^_^

Mi auguro che Youtube non mi blocchi il video perché in sottofondo si sente una spezzone di sigla...


                        



giovedì 14 maggio 2015

Fenomeno hikikomori in un articolo de "La Stampa" del 27 novembre 1981 - "Molto onorevoli ospiti del Sol Levante" di Alberto Gaino



Che io sappia in Italia sono stati pubblicati sei saggi (non tutti ugualmente validi) sul fenomeno hikikomori:
Non voglio più vivere alla luce del sole, il disgusto per il mondo esterno di una nuova generazione perduta ;
Hikikomori, adolescenti in volontaria reclusione ;
Hikikomori, narrazioni da una porta chiusa ;
Hikikomori e adolescenza, fenomenologia dell'autoreclusione ;
La solitudine liberata, alla ricerca del sé... passando dal Giappone ;
La volontaria reclusione, Italia e Giappone: un legame inquietante ;

Posso sbagliare a ricordare, perchè i libri li ho letti quando sono stati pubblicati, ma a grandi linee in tutti questi saggi il fenomeno hikikomori viene fatto risalire agli anni 80/90. Mentre io ho trovato un articolo del 1981 ("Molto onorevoli ospiti del Sol Levante"), a firma Alberto Gaino, che accenna ad un disagio giovanile, che ancora non era chiamato "hikikomori", ma avente le medesime carateristiche, esistente fin dagli anni 60!
L'articolo in questione verte sulla visita ad un distretto scolastico piemontese di una delegazione di insegnanti giapponesi, ed ha un taglio di cronoca abbastanza allegro, ma ad un certo punto salta fuori questa breve confessione del professro Shiogama sul fenomeno dell'assenteismo scolastico degli studenti giapponesi.
La cosa che dovrebbe far riflettere è che il professore spiega che questo disagio è nato negli anni 60. Dato che oggi  molti danno la colpa del fenomeno hikikomori al web, ai videogiochi, a manga ed anime, perchè causano l'isolamento del giovane, e negli anni 60 il web e i videogiochi non esistevano, mentre manga ed anime non avevano la diffusione che hanno avuto dagli anni 80 in poi, questo implica che le causa di hikikomori sono insite nella società giapponese.
Se il web, i videogiochi, manga ed anime non sono la causa di hikikomori, restano altri fenomeni che negli anni 60 erano già presenti:
ijime (bullismo); la pressione del sistema scolastico con i suoi continui e stressanti esami nozionistici; il conformismo sociale; l'obbligo del rispetto delle gerarchie scolastiche e lavorative; etc etc un po' tutto quello che si può leggere nei saggi sulla società giapponese.
Da notare che il professore giapponese non accenna mai a manga ed anime come causa, anche minima, di questo disagio.
Per quanto l'accenno alla problematica giovanile sia molto breve, il professor Shiogama è abbastanza preciso sui sintomi: isolamento; rifiuto di parlare con genitori, insegnanti ed amici; auto confinamento in casa; abbandono scolastico.
Il ragazzo si isola in casa e passa il tempo a leggere libri, ci spiega il professore, ma nessuno penso si sia mai azzardato a dare la colpa ai libri. Mentre oggi, se un ragazzo (per la maggior parte sono maschi) giapponese si chiude in cameretta, e quindi passa il tempo a videogiocare, a leggere manga e vedere anime, la colpa è di questi ultimi...
Addirittura ci dice la causa di questo fenomeno, cioè una" nevrosi di reazione muta alla società industriale", e da anche i numeri di quanti ne soffrono, che nel 1981 era il 2% della popolazione giovanile!


martedì 12 maggio 2015

Candy Candy, l'eroina di una generazione



TITOLO: Candy Candy, l'eroina di una generazione
AUTORE: Lidia Bachis
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 218
COSTO: 22€
ANNO: 2015
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867762972


In origine fu “Hayao Miyazaki, un mondo incantato", quindi Valeria Arnaldi pensò bene di creare una collana editoriale dedicata agli anime del first impact: “Ultra Shibuya".
La cui prima uscita è stata “Lady Oscar, l'eroina rivoluzionaria di Riyoko Ikeda", quasi contemporaneamente è uscito questo libro su Candy Candy. Questa volta l'autrice non è Valeria Arnaldi, ma Lidia Bachis, purtroppo l'impostazione editoriale del libro è la medesima degli altri due: tante pagine; tante immagini, parte scritta meno della metà del totale; assenza di bibliografia e webgrafia.
Mi restava il dubbio se le “wikipediate” di Valeria Arnaldi fossero un marchio di fabbrica della collana “Ultra Shibuya” oppure un tratto distintivo del modus operandi della stessa Arnaldi.
Per “wikipediate” intendo la consuetudine di riportare intere parti di informazioni dal web, di norma Wikipedia, ma anche siti o forum, senza citarne la fonte.
Devo dire che in questo libro di Lidia Bechis non ho riscontrato evidenti “wikipediate”, comunque non paragonabili a quelle di Valeria Arnaldi, che riporta intere parti di notizie di Wikipedia senza citare la fonte. Addirittura Lidia Bechis in alcuni casi (se non ho contato male in tre casi) riporta tra parentesi la citazione degli autori di altri saggi sugli anime!
Nel primo caso cita erroneamente Luca Raffaelli come autore di “Con gli occhi a mandorla” (pagina 17), nel terzo caso cita Mario Rumor per “Come bambole, storia e analisi del fumetto giapponese per ragazze” (pagina 66). 




Ma la citazione più spassosa, e a dir poco sbalorditiva, è la seconda, presente a pagina 19, in cui viene citata, con tanto di nome, casa editrice (questa, ovviamente), anno di pubblicazione e pagina una frase di Miyazaki riportata dal libro della Arnaldi su Miyazaki.




A questo punto apro un parentesi che non riguarda totalmente il libro di Lidia Bechis, ma il concetto di citazione delle fonti.
Perché mi permetto di affermare che aver citato la Arnaldi è una cosa spassosa e sbalorditiva?
Perché la Arnaldi a pagina 15 e 16 (non 13 e 14 come scritto dalla Bechis) non cita da dove ha preso quel passo dell'intervista a Miyazaki!!!

domenica 10 maggio 2015

"C'era una volta e c'è ancora..." - di Franco Montini "Ciao 2001" - 24 dicembre 1979



Sempre (vabbè...) alla spasmodica (ri-vabbè...) ricerca di articoli giornalistici sui cartoni animati giapponesi, talvolta incappo in altri temi, come quello del primo film de "Il Signore degli Anelli" girato da Ralph Bakshi.
In questi due post un po' di info sul film e sugli articoli giornalistici del periodo:
"Il Signore degli Anelli, cinealbum n. 1 - 1979";
"Il Signore degli Anelli", film d'animazione del 1978 (VS "i giapponesi e il computer") - La Stampa, Corriere della Sera, l'Unità 1979/80

La testata "Ciao 2001", pur essendo una rivista prettamente musicale, non disdegnava articoli sul film e tematiche giovanili (come il servizio militare, il lavoro ed il problema della droga), per questo speravo in un articolo sulle sigle dei cartoni animati giapponesi, infondo erano spesso nella topten delle classifiche dei 45 giri. Purtroppo, nonostante la pigna di riviste che ho spulciato, tutte del periodo 1979/81 (non consecutive), non ho trovato nulla, a parte questo articolo su quello che nel 1979 era una novità assoluta: un film d'animazione anche per "grandi".
Il giornalista parte con un paio di premesse sull'importanza delle fiabe e sul libro de "Il Signore degli Anelli", per concentrarsi sul film, con poche info, a dire il vero, solo alla fine. L'articolo non contiene chicche disinformatiche, non demonizza il film nè il libro, cosa comunque non da poco, perchè negli anni 70  Tolkien in Italia era considerato stupidamente di "destra". Questo perché gli estremisti di destra si appropriarono del nome "Hobbit" a scopi politici, orgnanizzando i famigerati "Campi Hobbit"... e a sinistra si bevvero, forse perchè mai letto, la favolla che Tolkien avesse contenuti di destra...
L'articolo ha il merito di mantenersi positivo sul film, preannunciando un sequel, che la United Artists non produsse mai, nonostante il primo film le fece guadagnare un sacco di soldi.
Altro merito del giornalista è che non tira fuori nemmeno una volta i "cartoni animati giapponesi", che di norma era citati sempre come esempio negativo di una produzione animata scadente ed artefatta (dal famigerato computer).
Nell'articolo c'è qualche errore, ma li addebiterei a refusi di stampa, tranne per un misterioso Sanson, forse Samvise Gamgee?
Nel riquadro rosso Frodo e Gollum.





sabato 9 maggio 2015

Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 6 Grendizer + Double Spacer


Era il lontano 7 marzo 2015, e la quinta Uscita Speciale della GNRC annunciava la lieta novella che il 19 marzo 2015 sarebbe usciata la sesta Uscita Speciale. Ecco, oggi 9 maggio è uscita l'uscita speciale del 19 marzo... complimenti per la puntualità :]
Sbertucciata una organizzazione editoriale che non riesce neppure a mantenere gli impegni che lei stessa annuncia, passiamo al Goldrake + il Goldrake 2, come avremmo detto da piccoli.
Il modellino è anche carino, dinamico ed aggressivo, molto di più della prima uscita di Goldrake, resta il dubbio sulla sensatezza di ripubblicarne una seconda versione.
Ok che bisogna tirare a millemila uscite... ma allora ci aspetterà anche Goldrake con la Trivella Spaziale e con il Delfino Spaziale? T_T
Fondamentalmente non mi è chiaro cosa la Fabbri intenda per "Uscita Speciale", oltre al prezzo maggiorato, ovviamente, in cosa consiste questa "specialità"?
Per me dovrebbe essere un modellino differente dagli altri, con qualcosa in più, che mi pare sia presente nella prossima Uscita Speciale, ma rimando all'ultima scan  delle fascicolino-ino-ino ^_^
A proposito dell'inserto di pagine colorate che accompagna i modellini, per questa Uscita Speciale è tornato ad essere di 12 pagine, al posto delle ormai consuete 8. Ovviamente non ci sono informazioni scritte in più, ma solo disegni...

Edit del 14 maggio:
Un lettore "anonimo", che ringrazio anche se anonimo ^_^ mi ha fatto correttamente notare che sotto al Maglio Perforante del braccio sinistro dovrebbe esserci il blu... vabbè... non è che i curatori di una collezione che si chiama "Go Nagai Robot Collection" deveno essere a conoscenza di particolari come questi!  :]

Screw Crusher Punch!!!!!




venerdì 8 maggio 2015

Catalogo DAG (Distribuzione Associata Giocattoli) 1975 - SECONDA PARTE



Seconda parte ( qui la prima parte ) dello stupendo catalogo DAG del 1975, che inizia da un articolo che ai tempi era un classico, mentre oggi mi pare sia un po' tramontato: le armi giocattolo (pagina 30 dell'indice qui sotto).
Il catalogo della DAG misura 34 cm X 24 cm, consta di ben 80 pagine, è rilegato, ha la copertina rigida ed è, come si può notare dalla scan, ricoperto in tessuto!
Il tessuto della copertina è leggermente macchiato dal tempo, comunque integro, ma l'interno è nuovo di pacca, le immagini sono pulite, la carta liscissima e lucida.
Quasi ogni pagine è dedicata ad una marca singola, in alcuni casi non è specificata nessuna marca perchè ipotizzo fossero di produttori differenti o di piccole aziende.
Le marche presenti sono tantissime, in gran parte italiane:
La Fustellatrice; Carl Original; Ledraplastic; Heros; Harbert; Lego; Vi.Pa.; Bral; I.G.C. Giocattoli Max; Editrice Giochi; Clementoni; Isat; Rico; Reel; M5Toy; Mam; Uz; EG Edison; Ginpel; Cromoplasto; Dulcop; La Capanna; Arcofalc; Bontempi; Giordani; Canova; Co-Ma; Mupi; Polistil; Baravelli; Mattel; Sebino; Furga; Fiba; Italo Cremona; Grazioli; Rève; Favit; Frade; Belloni; AM Bologna; Victor Products; La Nuova Faro; S.U.C.I; Jacobucci.
Come per la prima parte ho fatto una grandinata di scan, anche perchè le foto, essendo di grandi dimensioni, permettono un buon ingrandimento, ed i giocattoli presentati sono veramente delle chicche.




Negli anni 70 c'erano relativamente poche guerre regionali, ma imperava il terrorismo (di destra e di sinistra), e noi giocavamo alla guerra. Oggi siamo strapieni di guerre regionali, di conflitti etnici, di esportazioni della democrazia, di terrorismo religioso, e i bambini non giocano più alla guerra. Forse perchè la fanno tramite i videogiochi, che furono disponibili solo dalla fine degli anni 70.
Quello che impressiona di queste armi giocattolo è che molti di questi articoli erano identici agli originali, non venivano prodotte solo grossolane armi giocattolo, ma anche gli AK42!
Oggi la cosa che più si avvicina alla verosimiglianza di quelle armi giocattolo è il softair, con la differenza, non da poco, che è svolto da persone adulte o, comunque, non da bambini.
Forse un buon sociologo potrebbe elucubrare qualche spiegazione valida, io mi limito a postare le scan di queste, pur belle, armi giocattolo  ^_^




giovedì 7 maggio 2015

Lady Oscar, l'eroina rivoluzionaria di Riyoko Ikeda



TITOLO: Lady Oscar, l'eroina rivoluzionaria di Riyoko Ikeda
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 254
COSTO: 22€
ANNO: 2015
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867762781

Purtroppo ammetto che nel leggere questo libro, e nello scrivere questa recensione, i preconcetti sono stati molti, nati dalla lettura del tremendo precedente libro di Valeria Arnaldi: 
Di nuovo purtroppo, seppure alcune parti (quelle sul manga) della sua analisi su Lady Oscar le ho trovate più interessanti di ciò che avevo letto su Miyazaki, mi resta sempre il dubbio (ed in alcuni casi non c'è dubbio...) di quali siano le fonti.
Perché ho pagato 22 euro per leggere alcune informazioni prese da Wikipedia e dal altri siti web che originariamente sono disponibili gratuitamente?!
L'impostazione di questo nuovo libro della Arnaldi è il medesimo del precedente:
grandinata di immagini che riducono a meno della metà il numero di pagine scritte, rispetto al totale delle pagine disponibili;
bibliografia e webgrafia assenti;
parti del libro prese dal web (spesso Wikipedia).
Non che sia vietato usare le informazioni trovate da altri, ma, oltre a doverle citare, dovrebbero essere un minimo attendibili. Wikipedia può andare bene per un controllo superficiale di una informazione, non come fonte principale.
Ci tornerò molto più dettagliatamente in seguito, con tanto di scan, ma accenno che il punto più clamoroso di questo citazionismo non citato è quello della storia della contessa ungherese Erzsébet Bàthory, preso di sana pianta da Wikipedia, oppure l'autrice è la stessa che ha scritto la pagine di Wikipedia.
Torno alla questione “immagini” nel libro. Fa anche piacere vedere qualche immagine della propria beniamina, ma qualche, non tonnellate... non è mica un artbook, sarebbe un libro con pretese saggistiche.
Delle 254 pagine del libro ben 67 pagine contengono un'immagine a piena pagina, ergo senza scritto.
Vanno aggiunte ben 30 pagine con uno scritto che varia dalle 3 alle 7 righe.
Non c'è una sola pagine del libro che contenga solo scritto, nemmeno una...
Non si sarebbero potute eliminare le immagini, pubblicando un libro di 80 pagine solo scritte, e ridurre in proporzione il suo costo?
E' chiaro che il libro ha un target di nostalgici e nostalgiche (sempre nel senso buono del termine) occasionali, persone che non seguono regolarmente manga ed anime, e che non comprano saggi su questo argomento. La terminologia usata è sovente complessa, molto forbita, con ragionamenti anche complessi, però non capisci su quali basi siano fatte queste teorie. Cosa ha letto l'autrice per arrivare a queste conclusioni?
Il dubbio è che la casa editrice abbia trovato un filone editoriale un minimo redditizio, cioè i vecchi fan dei cartoni animati giapponesi che si riavvicinano dopo tanti anni ai loro vecchi idoli, e abbia iniziato una nuova collana wikipediana: "Ultra Shibuya".
Passo ora al contenuto del libro, che in alcune sue parti mi sarebbe anche piaciuto, stante la diffidenza sulle fonti: di chi è la farina del libro?
Come si legge dal sottotitolo largo spazio è dato al ruolo femminista che la Ikeda ha voluto conferire al personaggio di Lady Oscar. Spesso l'autrice, riportando dichiarazione della mangaka, sottolinea il ruolo rivoluzionario che madamigella Oscar ha avuto per le lettrici giapponesi, forse di meno per le coetanee europee, più affezionate all'anime. L'aspetto femminista di Lady Oscar ha colpito più le giapponesi per il ruolo secondario che aveva la donna nella società giapponese negli anni 70 (e che ha ancora), specialmente nel mondo del lavoro.
Nel capitolo “I manga” l'autrice riporta la sinossi dei manga scritti dalla Ikeda con successiva breve analisi, mi chiedo se li abbia letti tutti o si sia limitata a basarsi sui riassunti che si possono leggere sul web o su altri libri dedicati a Lady Oscar (recensiti qui sul blog). Ribadisco che questo capitolo l'avrei trovato interessante, mi resta il dubbio delle fonti.
Sempre in questo capitolo mi pare di aver riscontrato la prima wikipediata (pagina 38), riguarda la contaminazione radioattiva, seguita dalla morte (23 settembre 1954), di Aikichi Kuboyama, avvenuta sul peschereccio Daigo Fukuryu Maru.

"Chi si trovava sul ponte vide un'improvvisa illuminazione all'orizzonte, a ovest: un lampo di luce bianca-giallastra che divenne poi arancione. Gli uomini, nello stupore, pensarono di aver assistito a un Pika-don, lampo–tuono, parola usata in seguito al bombardamento di Hiroshima, ma essi non ne erano convinti perché mancava la forma a fungo. Sette minuti dopo l'apparizione del lampo ci fu una violenta scossa e poi seguirono due detonazioni, poi tornò la calma. Kuboyama fece un calcolo, fondato sul tempo trascorso tra il momento in cui si era visto il lampo e l'arrivo dell'onda sonora che aveva scosso la Daigo Fukuryu Maru e concluse che la loro posizione era a circa centoquaranta chilometri dal posto in cui si era prodotto il lampo. Guardando le carte, si vide che a centotrentacinque chilometri di distanza c'era l'Atollo di Bikini.
Le lenze furono allora ritirate ma, nel frattempo, nel cielo si era formata una strana nebbia, quindi una fine pioggia di fiocchi biancastri, che costringeva i pescatori a stropicciarsi gli occhi, il naso, la bocca, i capelli. Kuboyama assaggiò un fiocco di questa cenere, che non aveva alcun sapore né odore; sul ponte era molto spessa e su di essa restavano le orme dei passi dei marinai. Quando la caduta dei fiocchi cessò, la Daigo Fukuryu Maru prese la via del ritorno, i marinai però cominciavano a sentirsi male, avvertendo prurito, nausea, mancanza d' appetito, debolezza generale, diarrea, lacrimazioni, caduta di capelli. Un marinaio raccolse un pizzico di quella polvere bianca in un foglio di carta e la dette a Kuboyama. Il radiotelegrafista notò il biancore di questa polvere, simile a quello del corallo di un atollo e la conservò per farla esaminare al suo ritorno a Yaizu..."



mercoledì 6 maggio 2015

Go Nagai Robot Collection 61 Bedo Bedo



Sinceramente non è che avessi tutta questa brama di possedere il mostro spaziale Bedo Bedo, forse perchè preferisco di gran lunga i mostri guerrieri di Mikenes, tuttavia la Fabbri, mio malgrado, ha deciso di farmene "omaggio".
Non ho grandi ricordi di questo mostro, solo leggendo il riassuntino presente nelle 8 pagine colorate ho contestualizzato in quale puntate entrava in scena. C'è anche da dire che i nomi dei mostri di Vega erano veramente ridicoli... eppure quegli strani segni che comparivano sulla tv (in bianco e nero) mi facevano immaginare nomi terribili e temibili, non certo Bedo Bedo...
Come sempre più vicina è l'inquadrature, maggiori sono i difetti riscontrati.





Per quanto riguarda il modellino la posa è pure simpatica, con le braccia poste non simmetricamente, la colorazione è nella media, sbavature comprese. Devo ammetere che non ho mai trovato pezzi rotti in tutte le 61 uscite più le 5 speciali.
A proposito delle Uscite Speciali: che fine hanno fatto? Mistero...

lunedì 4 maggio 2015

Braccio d Ferro - "Made in Japan" - luglio 1990



Questa storia di "Braccio di Ferro" è stata pubblicata nel 1990, un po' oltre il periodo che mostro solitamente su questo blog, ma è particolarmente interessante per le citazioni che contiene. E' l'ennesimo esempio di quanta influenza hanno avuto i "cartoni animati giapponesi" in Italia, prima sui bambini, e qualche volta sugli autori, che in questo caso non sono ex bambini cresciuti a pane ed anime. Infatti Sauro Pennacchioli (storia) e Sandro Dossi (disengi) erano già adutli alla fine degli anni 70. Sul web ho trovato un bel blog ( Retronika ) che spiega i retroscena della creazione di questo fumetto, per quanto mi riguarda, che non sono mai stato un fan di "Braccio di ferro", interessano più che altro le citazioni robotiche.
Tanto per fare un esempio di quanto poco conosco i personaggi di "Braccio di ferro" basta dire che non sapevo che Bruto (o Bluto) fosse chiamato Timoteo. Senza contare che non ho mai digerito Olivia...
Non conosco il target che aveva questa testata nel 1990, e neppure quali fossero di norma le storie presentate, aggiungo anche, per onestà, che non conosco la carriere dei due autori del fumetto che mi permetto di postare. Devo dire, sinceramente, che la storia non è che mi sia piaciuta molto, forse i giapponesi potevano essere mostrati in modo meno ridicolo, forse il cattivo Timoteo poteva evitare di chiamarli "limoncini".
Detto ciò, le citazione degli anime robotici si sprecano, dalla "Alabarda Spaziale", ad un "Timozzilla" che mi ha ricordato il tirannosauro Ululu di I-Zenborg, passando per un "Braccio di ferro" che si trasforma in Bracciozinga e scaglia il suo Pugno Rotante contro Timozzilla.
Tutto inizia con Braccio di Ferro, Olivia e Pisellino che vanno in barca alle Hawaii.


E già nella terza pagina si vede un Pisellino che si scalda un po' troppo per le tre belle hawaiiane :]



domenica 3 maggio 2015

"Bambini, tenete duro. Arriva Goldrake contro i genitori babbalei" - "Lotta Continua" 10 aprile 1980





Poteva mancare un articolo del giornale di sinistra per antonomasia?
No, infatti giovedì 10 aprile 1980 un autore non specificato scrive questo breve articolo su Goldrake, che in realtà mi pare più sui genitori borghesi (probabilmente i genitori borghesi di gran parte dei giornalisti di Lotta Continua...).
Per quanto mi riguarda, ma è una mia opinione personale, io non ho mai considerato Goldrake un avversario dei miei genitori, e non consideravo neanche i miei genitori dei "babbalei".
In via teorica, da un giornale che doveva essere l'antitesi del conservatorismo, ci si poteva aspettare una maggiore apertura mentale, come quella dimostrata da Gianni Rodari, ma si sa che i rivoluzionari (e col tempo si è visto quanto e quanti di loro ci tenessero veramente alla "lotta continua"...) non hanno mezze misure.
Il (o "la") giornalista poteva fare uno sforzo di scrivere almeno il nome delle serie corrette, visto che non esiste un cartone dal titolo "Irosci", che immagino fosse "Jeeg", e men che meno una categoria "Ufo-Robot"... ma quelo era il livello dei nostri rivoluzionari della macchina da scrivere, e questo spiega, forse, perchè la rivoluzione ha fatto la fine che ha fatto.
L'articolo di "Lotta Continua" fa riferimento alla famigerata petizione dei genitori di Imola (e Fossano) contro l'invasione di anime di quegli anni: articolo 1; articolo 2; articolo 3.
Il bello di come il giornalista (o la gioranlista) ha impostato il suo articolo è che riesce a schierarsi contro tutti, che è un po' come dare ragione a tutti...
Ovviamente si schiera contro i 600 genitori di Imola, ma ho il dubbio che lo avrebbe fatto anche se avessero scritto una petizione contro il gelato al cioccolato, ma è anche contro la "società della noia", cioè della televisione che trasmette i cartoni per bambini, e contro la "società del futuro".
Chissà cosa trasmettevano per i bambini sulla tv dell'URSS  o di Cuba  ^_^