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giovedì 17 agosto 2017

Il castello errante di Howl, magia, mistero e bellezza nel film cult di Hayao Miyazaki




TITOLO: Il castello errante di Howl, magia, mistero e bellezza nel film cult di Hayao Miyazaki
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 191
COSTO: 22 €
ANNO: 2017
FORMATO: 25 cm x 17 cm 
REPERIBILITA': ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867766185


Ritorna in libreria Valeria Arnaldi, con la sua creatura, la collana “Ultra Shibuya”, che sceglie il film “Il castello errante di Howl” come soggetto del suo nuovo libro.
Considerando che ognuno ha il suo punto di vista, ma lo si può considerare corretto il titolo del libro? E' proprio “Il castello errante di Howl” il film cult di Hayao Miyazaki?
E' un bellissimo film, io lo vidi al cinema alla sua uscita, eravamo io, un amico ed un'amica, per il resto il cinema era quasi deserto...
Ma se “Il castello errante di Howl” è il film cult di Miyazaki, allora Totoro, Nausicaa, Porco Rosso(!!), la città incantata, Lupin III il castello di Cagliostro(!), Ponyo e Kiki(!!!), cosa sono?
E la principessa Mononoke? Dico, Mononoke!!!!!
Magari si poteva evitare il “cult” per “Il castello errante di Howl”, vista la filmografia di Miyazaki.
Dato che sono partito già antipatico, non mi costa nulla proseguire   >_<
Questo libro continua la tradizione dei precedenti titoli della “Ultra Shibuya”?
Direi ampiamente.
Il precedente libro della “Ultra Shibuya” che avevo recensito (link) mi aveva fatto sperare in un ravvedimento nel modo di operare, ma è stata una speranza vana.
Intanto le immagini occupano, come al solito, uno spazio preponderante ed invadente.
Sul totale delle 191 pagine ben 42 non contengono scritto, in quanto sono composte solo da una immagine a piena pagina. Altre 59 pagine sono scritte per meno della metà della pagina disponibile (che ammontano a 39 righe). Quindi abbiamo solo 17 pagine scritte interamente, cioè per 39 righe.
Ergo 191-42= 149.
Dato che ci sono 59 pagine con meno della metà di righe disponibili scritte, le considero solo 30 pagine scritte, quindi altre 30 sono non scritte.
Ergo 149-30= 119 pagine.
A queste 119 pagine vanno sottratti tutti gli spazi bianchi e le immagini non a piena pagina. Ho fatto un conto approssimativo, e non si arriva a più di 80 pagine scritte, diciamo 85 per stare larghi, facciamo 90, aggiudicato.
22 euro per 90 pagine scritte (abbondando).
Le immagini mancano della didascalia, cosa particolarmente grave quando ci si trova davanti non ad un'immagine del film, che comunque conosciamo tutti. Chi è la persona nella foto? In quale luogo si trova? In che contesto fu scattata? Ed in quale anno? Mistero...
Sono ritornate le “supercazzole” a più non posso. Per “supercazzola” non intendo un concetto per forza sbagliato, ma un discorso pieno di paroloni forbiti e concetti arzigogolati che, alla fine, non apportano nulla alla spiegazione totale, se non un incremento (inutile) delle righe scritte.
Manca totalmente la bibliografia o sitografia. Dove ha reperito le notizie Valeria Arnaldi? Ha consultato altri saggi su Miyazaki? Saggi italiani? Anglosassoni? Siti web? Mistero...
Solo in quattro casi, dico quattro, ci sono brani di interviste dei protagonisti con relativa fonte (testata ed anno), manca, però, sempre il nome del giornalista che ha compiuto l'intervista.
Dato che non sono specificate le fonti, dopo aver fatto alcune ricerche sul web, a me pare di averne trovata qualcuna, Wikipedia e non solo. Nulla di male, bastava riportarlo.
La disposizione ed alternanza di immagini e testo è identica agli altri titoli della collana.
Mi chiedo che senso abbia, dal punto di vista della impaginazione di un libro, proporre lo scritto in questo modo.



Ricomincio dal primo capitolo, per un totale di 19 capitoli.

Libertà allo specchio
Il libro inizia subito con la supercazzola che annunciavo sopra:
La bellezza, come ambizione, maschera, linguaggio e perfino “prigione” di quanti esclude dai suoi canoni-gabbia. La solitudine come reazione nietzschiana alla moltitudine di una comunità che divora e consuma, senza rendersi conto del molto - e perfino dello straordinario – che spreca. L'obbligo della metamorfosi, che negli anni impone la trasformazione come misura dell'adattamento, facendo della ripetizione del Sé una forma violenta di ribellione.”

Mi fermo qui, io non ci ho capito nulla, ma la colpa è solo mia.
Segue l'affermazione che la “matrice semi-animista (di Howl) è già presente in Totoro”.
Certo, e “La città incanta”? In Mononoke? In Ponyo?
“La città incantata”, invece, viene usato come esempio di passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Ok, e Kiki?
Ma Sophie ha ben 18 anni, mica è una ragazzina.
Mentre io non sono un gran fan della Walt Disney, la Arnaldi, invece, deve esserlo molto. Nulla di male, ma perché voler per forza trasformare Miyazaki nel Disney giapponese?
Per quel che ricordo io, Miyazaki in patria è chiamato il dio degli anime, come Tezuka era chiamato il dio dei manga. Forse, se proprio si dovesse trovare il Disney giapponese, questo potrebbe essere il primo Tezuka, ammesso che abbia senso cercare un Disney in Giappone.

Hayao Miyazaki in cammino verso Howl
Sono riportati lunghi stralci di testimonianze di Miyazaki sulla guerra, commentate ed analizzate dall'autrice, brani senza fonte.
Non può mancare il famoso aneddoto della fuga in camioncino dai bombardamenti, in cui i Miyazaki non aiutarono una vicina di casa.
A pagina 21 si può leggere un virgolettato con scritto:
Se solo un bambino avesse detto: lasciala salire”, è il pensiero di Miyazaki per quella donna e come soluzione della guerra.”.
Ma chi dice “lasciala salire”? Miyazaki? La Arnaldi? E come facciamo a sapere che è il pensiero di Miyazaki? Da qualche intervista? Fonte?
Questo secondo capitolo è una mini biografia di Miyazaki, che vorrebbe spiegare in che modo il regista sia arrivato a creare “Il castello errante di Howl”.

Diana Wynne Jones, la madre di Howl
Biografia dell'autrice del romanzo, in cui è spiegato che durante la guerra lei e le sue sorelle vennero sfollate in campagna. 
Compare una foto grande di una casa, ed una piccola con tre ragazzine. Di chi è la casa? Chi sono le tre ragazzine? Quando vennero scattate le foto? Forse una delle tre ragazzine è l'autrice del romanzo? Mistero.




In questo capitolo sull'autrice del romanzo originale, sono presenti numerose foto di Miyazaki, questa qua sotto è estrapolata dal documentario "Il regno dei sogni e della follia" un film di Mami Sunada, la gatta si chiama Ushiko (lo aggiungo io).
Perché mettere Miyaazaki con la gatta Ushiko?




Howl, dalla carta allo schermo
Si riportano i passi che portarono Miyazaki alla regia de “Il castello errante di Howl”, e come il regista ha sviluppato l'opera. 
Ci si dilunga sulla fonte dell'ispirazione architettonica per la città del film, le città di Colmar e Riquewihr.


Il capitolo contiene altre immagini prese dal documentario di cui sopra, che, per inciso, era incentrato sul film "Si alza il vento".



Il magico, via di accesso all'inconscio
Viene fatto un riepilogo delle tematiche magiche nei film e serie di Miyazaki, un po' come fare un riepilogo dei robottoni per Nagai. Si elencano anche in generale le serie majokko, per spiegare che il pubblico era abituato alla magia in animazione, ma vi si inserisce anche Sailor Moon...

I meccanismi del sogno
A cosa si è ispirato Miyazaki per creare il castello errante? Alle opere di Albert Robida.



Pagina 64.


“Se non si è belli è inutile vivere...”
L'autrice indaga le caratteristiche femminee di Howl, che fosse un po' una fighetta l'ho sempre pensato ^_^
Per l'autrice la scena in cui Howl si “scioglie” in bagno, è causata da dismorfofobia.
A pagina 78 fa capolino il termine “kalokagathia”, mi ricordava qualcosa, ed infatti nell'altro libro della Arnaldi su Miyazaki (link), proprio nel capitolo su “Il castello errante di Howl”, si usava la stessa parola.

Malinconia, il lutto dei desideri
Come ho già sottolineato, capita di leggere delle considerazioni dell'autrice che quasi sembrano fatte passare per acclarate, e a mio avviso non lo sono per nulla. Come in questo ottavo capitolo, in cui per l'autrice Miyazaki, con il personaggio di Sophie, introduce negli anime una tematica importante e nuova: la depressione.
Mi sorgono due considerazioni.
La prima è che l'autrice non ha mai visto serie tipo “Welkome NHK” o Evangelion, dove i personaggi sono veramente depressi.
La seconda è che, per fortuna dell'autrice, ella non deve mai aver avuto a che fare con persone depresse.
Sophie non è depressa, è una persona dimessa, passiva, forse triste, forse noiosa, potrebbe essere considerata un po' apatica o lagnosa, ma mai depressa!
Ovviamente, visto che non mi trovo concorde con la diagnosi, tutte le successive elucubrazioni sono per me senza senso.
Per l'autrice altri esempi di personaggi depressi nei film di Miyazaki si erano già visti in Kiki(?!), forse quando la ragazzina non riesce più a volare e a parlare con Jiji? Ma la causa è il suo diventare adulta, non la depressione.
Altro esempio sarebbe presente ne “La città incantata”, sinceramente mi sfugge il pur che minimo collegamento.
Sophie è malinconica, lagnosa, ma non depressa, altrimenti saremmo tutti depressi!

Il peso del tempo...
E' indubbio che con “Il castello errante di Howl” Miyazaki porta sullo schermo gli anziani, ma secondo me non è stato evidenziato il fattore più importante e ovvio del film, che si vuole mostrare solo gli acciacchi reali e fin banali della vecchiaia (sarà così anche con Ponyo).
Non concordo, per esempio quando afferma che “i protagonisti giovani di Miyazaki si confrontano con un mondo adulto, spesso anziano”. Ovvio che se i protagonisti sono sempre (tranne proprio la diciottenne Sophie) ampiamente dei minorenni, tutti gli altri personaggi saranno adulti... ma non “spesso anziani”, qualche volta anziani.
Secondo me uno dei pregi de “Il castello errante di Howl” è proprio il far vedere la vecchiaia, l'inabilità, la non autosufficienza. Senza, a mio avviso, altro intento pedagogico filosofico, Miyazaki vuole solo ricordarci che esistono anche gli anziani.
L'autrice fa notare correttamente che la Sophie anziana si permette comportamenti che la Sophie giovane non avrebbe azzardato, ma non accenna al fatto che in Giappone, oltre ai giovanissimi (in età pre-scolare), solo gli anziani si possono permettere di sfuggire agli opprimenti obblighi sociali.

...e dell'animo
Scopro che, secondo una teoria NON scientifica del 1901 ad opera del medico statunitense Duncan MacDougal (link), l'anima peserebbe 21 grammi.
Che nesso ci sarebbe con “Il castello errante di Howl”?
Una frase di Sophie alla fine del film, quando Howl dice di sentirsi più pesante, e lei risponde “L'animo ha un peso”.
Sono andato a riguardarmi la scena, la doppiatrice dice effettivamente quella battuta, il sottotitolo presenta una piccola differenza:
“E' il peso del cuore”





Pagina 100.



Immagine dal web





Il patto col diavolo
I patti tra umani e demoni nella letteratura, in primis nel Faust.

Il principe azzurro
Howl è un principe azzurro, e quindi l'autrice indaga gli altri principi azzurri delle fiabe (Disney). Però Howl seduce e poi abbandona le donne (giovani e meno giovani), non come il principe delle fiabe. A pagina 118 e 119 si può leggere che Howl non ha bisogno di essere aitante, in quanto “la sua è una bellezza androgina, delicata, fragile, ideale per accostare una giovane Lolita”.
Resto assai perplesso, non mi pare che né Sophie né la strega delle Lande, possano essere definite tali.

Hayao vs Walt
Essendo una fan di Walt Disney (lo presumo da un altro suo libro), vengono riportate le similitudini tra i film Disney ed “Il castello errante di Howl”. Il tutto perché, come ho già riportato sopra, per l'autrice Miyazaki è il Disney del Giappone. Sophie avrebbe punti di contatto con Alice, la protagonista di “La bella e la bestia”, Biancaneve, Cenerentola. I raffronti continuano anche per altri personaggi.

“You're off to see the wanderfull wizard of...”
Un'altra fonte di ispirazione sarebbe il film de “Il mago di Oz”.

Future donne, presenti eroine
Sophie viene messa a confronto con altre eroine miyazachiane: Nausicaa, Sheeta, Kiki, Fio, San, Chihiro, Nahoko (Si alza il vento).

In guerra
A pagina 151 c'è la prima citazione della fonte di una intervista a Miyazaki, a Repubblica il 2 febbraio 20014, in cui parla ancora della guerra.
Dopo una analisi sul rapporto di Miyazaki e la guerra, su cui si può o meno essere concordi, si può leggere una affermazione che non ho capito da che basi nasca.
Miyazaki racconta che i bagliori del fuoco e delle bombe lo avevano incantato (aveva pochi anni), la chiosa è la seguente:
“La visione di quella notte “spalancata” non ha mai abbandonato Miyazaki che non si è perdonato l'incoscienza di quello sguardo.”.
Passi che Miyazaki non se la sia dimenticata, visto che la racconta nell'intervista, ma come si fa ad affermare che non si è mai perdonato di essere rimasto incantato dai bombardamenti?
Una successiva dichiarazione del regista? Fonte?
A pagina 155 si afferma che “E Miyazaki è cresciuto e ha mosso o suoi primi passi da animatore in un Giappone che viveva in guerra e pure nei decenni successivi portava la memoria diretta e sofferta – perfino da chi non l'aveva direttamente vissuta – del conflitto , nelle tragedie di Hiroshima e Nagasaki.”.
Ci deve essere stato un qualche errore di stampa, perché Miyazaki vive solo 4 anni e mezzo in guerra, tra l'altro relativamente al riparo. Di certo non ha mosso i suoi primi passi di animatore (iniziati nel 1963) durante la guerra.

Tra popstar e grandi dive
Capitolo sui doppiatori nipponici e non.

La promessa del mondo
Capitolo dedicato alla colonna sonora del film.

Howl nell'arte
Alcuni artisti che si sono ispirati a “Il castello errante di Howl”:
Zard Apuya; Martin Tomsky; Cristiano Mancini; Ellie Yong; Daniel Kordek; Extoriance.


Una foto in bianco e nero di Miyazaki giovane, l'altro parrebbe essere Takahata, ma mancando la didascalia...





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