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giovedì 31 maggio 2018

"Oro Nero, il gioco del petrolio" - Editrice Giochi 1975



Non ho mai avuto occasione di giocare con "Oro Nero", nonostante in cortile avessimo una miriade di giochi in scatola, nessuno ebbe la decenza di farselo comprare dai genitori...
Eppure campeggiava regolarmente sulle pagine di Topolino, ed io per primo ammiravo la stupenda illustrazione sulla confezione, riproponendomi sovente di cercare di ottenerlo, ma nulla...
Motivo per il quale non posso dare una valutazione sulla sua giocabilità, anche se, leggendo il regolamento, mi pare che fosse ben pensato. I giovani giocatori dovevano prendere numerose decisioni ad ogni turno, valutare costantemente la disponibilità di pozzi petroliferi, rischiare con le aste e non mancava una sana dose di bastardaggine. Infatti il tabellone è composto da due percorsi distinti, dove nel primo si cerca di acquistare i pozzi petroliferi (massimo 4), ed il secondo serve per sfruttarli, ma il primo giocatore che terminava il percorso "marino" poneva fine a tutta la prima parte del gioco!
Ergo, se uno dei partecipanti, non aveva ancora fatto una offerta per un pozzo petrolifero rischiava grosso. Comunque anche nel secondo percorso c'era la possibilità di accaparrarsi dei pozzi petroliferi, ma solo se avanzati dal primo giro e solo se si capitava sulla casella con la stellina nera. Arrivati in questa casella si poteva comprare un pozzo ad un costo fisso di 20 milioni, cosa che avrebbe dovuto, almeno teoricamente, calmierare le offerte e le aste della prima parte.
Avrebbe avuto senso offrire più di 20 milioni se poi li potevi prendere al 20?
Sempre che, ovviamente, fossero ancora disponibili. Infatti i pozzi sono solo 12, ma un giocatore singolo può arrivare ad averne 4, e si gioca in un massimo di 4 partecipanti, quindi il gioco prevede una penuria di pozzi, col rischio per qualcuno di restare letteralmente all'asciutto.
Nella parte finale del regolamento è previsto proprio un consiglio (il terzo) secondo cui è preferibile non spendere troppo nelle offerte del pozzo all'inizio del gioco. 
Ma il (bel) gioco non finisce qui, c'è tutta la parte che prevede la trivellazione del pozzo, alla fine della quale non si è certi di trovare il petrolio. Inoltre, con l'uso del dado speciale (numerato con 5-10-15-20), si potrà determinare il prezzo del petrolio, che come nella realtà potrà fluttuare.


Questa pubblicità proviene dal Topolino n° 1045 del 7 dicembre 1975, quindi la datazione del gioco ritengo sia corretta, anche perché prima del 1975 non ho trovato "Oro Nero" in nessun catalogo di giocattoli a mia disposizione. La stesa pubblicità indica "Oro Nero" come "nuovo gioco".




Questa è, invece, la descrizione presente nei pieghevoli allegati alle confezioni.
Nello stesso periodo c'erano altri due giochi in scatola di ispirazione petrolifera. Il più vecchio era Petrol della Clementoni, con i personaggi di Paperopoli della Disney, a cui giocai solo un paio di volte, ma che trovai stupendo (unico il meccanismo magnetico per vedere se c'era il petrolio).
Il secondo, il meno vecchio dei tre, era Petropolis, direi quello con meno dotazione di pezzi ed anche il più ripetitivo. Affermo ciò rammentandomi Petrol e dopo aver letto le regole di "Oro Nero", e nonostante Petropolis fosse uno dei giochi più in voga in cortile, in pratica un totem  :]

Le regole di "Oro Nero".

mercoledì 30 maggio 2018

"Guerra Spaziale! ("Wakusei daisenso") - 1977



Ancora oggi, dopo aver sondato la mia memoria in ogni dove, riesco a riscoprire qualcosa che avevo del tutto rimosso.
Stavolta tocca al lungometraggio con cui i giapponesi volevano, almeno stando alla stampa italica, gareggiare con "Guerre Stellari": Guerra Spaziale.
Solo qualche immagine trovata sul web mi ha permesso di riscoprire questa perla della filmografia fantascientifica mondiale. Ricordavo ben poco, probabilmente in televisione lo vidi poche volte, o forse solo una, altrimenti certe genialate le avrei rammentate  ^_^
Le immagini in cui mi sono imbattuto mi avevano fatto riaffiorare dei flash, ed il film merita veramente, un capolavoro in pieno stile nipponico!
Il film arrivò nelle sale italiane nel febbraio/marzo 1978, quindi appena prima dell'avvento dell'era goldrekkiana, ma i primi articoli dei critici cinematografici sono di metà marzo.
Probabilmente il giudizio negativo nacque dal fatto che venne presentato, chissà se a ragione, come il corrispettivo giapponese di "Guerre Stellari". Ovvio che quando paragoni il film che rivoluzionò  la fantascienza al cinema con qualsiasi altro film, l'altro film non può che uscirne con le ossa rotte, anzi, in quanto caso, frantumate...
Sarebbe bello capire se veramente Jun Fukuda si era posto questo ambizioso traguardo o se, invece, il suo film non era altro che uno dei classici film di fantascienza giapponese che riproponevano tutto l'armamentario delle serie tokusatsu e dei film di Godzilla, ma con ambientazione esclusivamente spaziale.
Personalmente propenderei per la seconda ipotesi, anche se è abbastanza chiaro che nel film ci siano numerose scopiazzature, rese assai male, del capolavoro di George Lucas.
Intanto i personaggi ricalcano quasi le stesse dinamiche del film hollywoodiano, ed in alcuni casi svolgeranno funzioni simili. La ragazza rapita dai cattivi come la principessa Leila, che viene salvata dai buoni grazie ad un blitz sull'astronave nemica. La coppia di bellocci buoni che si disputa il suo amore. Numerose location riprese pari pari, seppur in versione molto più casereccia.



Ma il top dei top è uno stupendo e trashissimo Chewbecca con le corna di Goldrake ed il viso bonario di un Ewok  ^_^
Forse quello giapponese è un parente dei Wookiee, un parente povero, veramente povero  :]



 "La Stampa" 11 marzo 1978.
Nei giudizi negativi probabilmente contò molto il fatto che questo genere di film era poco conosciuto in Italia, giusto quelli di Godzilla e poco altro. Probabilmente se fosse uscito un annetto dopo, grazie a  Megaloman e simili che vedevamo sulle tv locali private, si sarebbe potuto inquadrare meglio il prodotto.
E se Jun Fukuda avesse avuto il budget di Lucas? Ci resterà il dubbio...

domenica 27 maggio 2018

"La frontiera del drago: La vittoria di Liang Shan Po" - Volume 2 Salani (1980)



Come ho già scritto nella recensione del primo cartonato non seguivo questo telefilm sino-giapponese trasmesso dalla Rete 1 Rai, in fondo non è che potevo guardare proprio tutto quello che mandavano in televisione in quel periodo...  ^_^
Ergo non ho molto da commentare, ma magari a qualcuno/a questo cartonato farà tornare in mente bei ricordi, motivo per il quale lo inserisco completamente, come per il primo numero.
Buona lettura.





mercoledì 23 maggio 2018

Il successo di Furia, Sandokan e gli Oliver Onions - Ovvero, solo Goldrake sfruttava i bambini (La Domenica del Corriere 1977)


Le pecche del giornalismo italiano nascono da lontano, si sono trasformate in consuetudine, hanno inglobato gran parte della categoria, carta stampata e non, però nascono da lontano.
Di esempi celebri se ne potrebbero fare molti, ma nel mio piccolissimo delle tematiche che tratto in questo blog mi concentro come sempre sui cartoni e telefilm degli anni 70 ed 80.
Quando dal 4 aprile 1978, e qualche settimana prima con Heidi, saranno i cartoni animati giapponesi a far vendere sigle, gadget, giocattoli, cartoleria, etc etc i giornalisti grideranno allo scandalo per la manipolazione delle piccole menti italiche da parte delle perfide multinazionali(!) nipponiche del disegni animato.
I giapponesi sfruttavano i loro eroi animati per trasformare i bambini italiani in piccoli consumatori seriali compulsivi. Non che avessero torto... ai tempi ci usarono veramente per svuotare le tasche dei nostri genitori.
Peccato che Heidi, Goldrake e soci non furono i primi testimonial di questo depauperamento delle finanze familiari. Prima dei personaggi degli anime toccò all'accoppiata Sandokan e Furia l'onore di aver introdotto lo sfruttamento commerciale massivo di programmi destinati ai bambini.
Sicuramente con Goldrake & Co. il meccanismo fu portato al massimo dello sviluppo possibile, ma la Sacis aveva fatto esperienza con il cavallo caffeinomane ed il tigrotto di Mompracem.
In questo caso, però, mancò quasi del tutto una censura da parte dei giornalisti verso la Rai che sfruttava i suoi piccoli telespettatori. Qualche critica ci fu, specialmente verso Furia, forse visto come alfiere dell'imperialismo Usa, ma Sandokan era il campione di un successo tutto italiano.
Rammento bene che la puntina del mangiadischi ho iniziato a consumarla proprio con le sigle Sandokan e Furia!
Poi c'erano gli album di figurine della Panini (quello di Furia costa sempre troppo per i miei standard...), per Sandokan anche il gioco in scatola, infine una marea di cartonati.
Oggettivamente Furia era veramente orrendo (e c'è chi di noi critica Peppa Pig...), sia come contenuti e qualità, sia in quanto era una produzione vecchia, neppure la Rai ci aveva puntato molto, infatti rimasero sbalorditi dagli indici di ascolto, 16 milioni di spettatori per un telefilm in bianco e nero degli anni 50!
Certo, la tv a colori nel 1977 l'avevano in pochi, ma Furia restava un prodotto stantio, bello solo per quella stupenda sigla.
Sandokan era un prodotto di elevata qualità, a colori, per chi poteva permettersi un TV Color, ma sempre la sigla gli conferiva qualcosa in più.
E chi furono gli artefici di quelle due stupende sigle?  ^_^



L'articolo su Furia, tratto da "La Domenica del Corriere" del 17 marzo 1977.
Sinceramente non pensavo che Furia avesse avuto un successo così stratosferico, tanto che non c'erano più clienti nei bar all'orario di trasmissione   O_O

lunedì 21 maggio 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 37 e 38



La 37esima puntata è abbastanza fenomenale, specialmente nel finale, che assolutamente non ricordavo, ma che mi è tornato immediatamente alla memoria quando ho visto la fantasmagorica evoluzione di Kamioka Go!   ^_^
Nel calcio reale si commenta spesso che un gol abbia giustificato il prezzo del biglietto, ecco, la skill di Kamioka giustifica l'aver visto la puntata, e anche la pallosissima successiva...
Infatti nel 38esimo episodio non solo non succede praticamente nulla di menzionabile, ma il combinato disposto di trama e dialoghi a caso, la rendono una puntata dadaista...
Diciamo che era una di quelle puntate che se te la perdevi da bambino, non ti cambiava la vita  :]
Mentre la 37esima, che vede la sfida tra l'Asakase di Misugi e il Fujienishi di Kamioka Go, e nobilitata dal finale, eccezionale da tutti i punti di vista!
Un finale tanto superbo che l'ho immortalato in un breve video con la skill di Kamioka Go, dato che le singole immagini non avrebbero reso onore alla fantasia del regista e degli sceneggiatori nipponici.



Avevamo lasciato i nostri eroi quasi alla vigilia della sfida Asakase vs Fujienishi.
Misugi, dopo i duri allenamenti, riuscirà ad effettuare il suo tiro speciale con il supporto di giocatori di baseball?
L'arbitro farà entrare in campo sfere da gioco diverse dal pallone da calcio?
A cosa cacchio serviva l'allenamento di Misugi?
Kamioka Go vedrà cadere il suo record di clean sheet?
Salto tutta la parte iniziale della puntata perché serve solo a far risaltare l'antipatia di Kamioka Go, che riesce pure a trattare male i bambini che gli chiedono l'autografo   ^_^


All'inizio della puntata c'è il fratellino di Ryoko, che ci dimostra quanto Nico Fidenco non avesse composto testi a caso:
Destra sinistra, sinistra destra
La folla guarda grida e protesta
Poi per la legge del fil di ferro
Si svita il collo, si stacca la testa!
Destra sinistra, sinistra destra

Mi fa male il collo solo a guardare il piccolo Mamoru... poi magari sarà solo una questione di prospettiva... forse...

domenica 20 maggio 2018

L'Uomo Ragno tra realtà e finzione



TITOLO: L'Uomo Ragno tra realtà e finzione  
AUTORE: Francesco Meo 
CASA EDITRICE: Phoenix
PAGINE: 158
COSTO: 15000 lire
ANNO: 1994
FORMATO: 21 cm x 14 cm 
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 8886435096


Talvolta mi capita di spulciare i miei libri alla ricerca di qualche informazione, e mi ritrovo tra le mani un altro titolo che avevo del tutto dimenticato, non necessariamente perché non mi fosse piaciuto. E questo saggio su l'Uomo Ragno, non Spiderman, l'Uomo Ragno, lo avevo trovato estremamente interessante. Già il titolo mi aveva dato soddisfazione, visto che per chi è cresciuto con i fumetti Marvel della "Editoriale Corno" l'arrampicamuri era declinato in italiano, non in inglese, ergo sempre e solo "Uomo Ragno".
Purtroppo, dopo tanti anni dalla sua lettura, non ricordo i particolari, ma solo che è tra i saggi che meritano di essere letti. 
L'unico particolare che rammento è che avevo trovato più interessante la prima parte, cioè fino a quando si racconta dell'Uomo Ragno che leggevo io (1982), le successive evoluzioni del personaggio, che mi erano e sono sconosciute, le ho trovate meno coinvolgenti.
Per il resto non posso altro che consigliare di recuperarlo, lo si trova su Ebay  ;)




venerdì 18 maggio 2018

TV Sorrisi e Canzoni N° 37 dall'11 al 17 settembre 1977- "La TV dei ragazzi (senza Goldrake) + "Kimba il leone bianco" il 12 settembre



Questo numero di "TV Sorrisi e Canzoni" è interessante per più motivi. Intanto presenta ben due articoli inerenti i programmi per bambini/ragazzi. Uno sull'attore che impersonava Zorro, l'italiano Armando Catalano (scopro ora che fosse un connazionale, seppur nato negli Usa), nome d'arte Guy Williams.
L'altro articolo è una panoramica di ben 8 pagine sui programmi per i più giovani:
Il delfino bianco (il cartone di Zum il delfino bianco?); Principi, streghe e bambini (programma); Paolo e Virginia (sceneggiato); Supergulp (cartoni); Nata Libera (telefilm); Lassie (telefilm); La famiglia Partridge (telefilm); Saturnino Farandola (sceneggiato); Woo Binda (telefilm); Teatrino in blue jeans (programma); Tre nipoti ed un maggiordomo (telefilm); Viki il vichingo (cartone); Gianburrasca (sceneggiato); Sesamo Apriti (programma); Furia e Black Beauty (telefilm); Marcellino (film); L'uomo Ombra e il Cavaliere Solitario (cartoni).

In neretto, per quel che può valere, quelli che piacevano a me  :]
Nelle otto pagine non è annunciato Goldrake, con cui la Rai non era ancora entrata in contatto (cosa che accadrà nel novembre 1977 al Mifed di Milano), e dimostra bene, a mio avviso, il perché "Atlas Ufo Robot" sbaragliò qualsiasi altro programma a noi dedicato.
Immagino proprio Nicoletta Artom che, visti i programmi di cui sopra, vede i disegni animati di Goldrake e fa un balzo sulla sedia, sapeva già che avrebbe vinto a mani basse   ^_^
Due cartoni animati giapponesi già c'erano, cioè "Viki il vichingo" e Zum, ma nessuno conosceva la loro matrice nipponica, e non credo comunque che interessasse, ancora...
I cartoni erano molto pochi, la facevano da padrone i telefilm e gli sceneggiati.
Venivano programmati telefilm in bianco e nero, cioè Furia e Zorro, fatto che comunque aveva poca importanza in quanto la stragrande maggioranza degli italiani non aveva ancora un televisore a colori.




L'altro argomento di interesse riguarda l'anime di "Kimba il leone bianco", la cui (per ora) prima apparizione sulle tv (private) italiane deve essere retrodata dall'8 ottobre 1977 al 12 settembre 1977, quindi 5 mesi prima di Heidi e 7 mesi prima di "Atlas Ufo Robot".
In questa classifica non considero i Barbapapà e Viki per una questione di lunghezza del cartone e di contenuti. A mio avviso Kimba, Heidi e Goldrake sono più omogenei anche riguardo al target, e non erano storie autoconclusive.
Alle 18,30 su "TVC Canale 48" i bambini fiorentini potevano già godersi un vero anime, anche se arrivato tramite gli Usa, cosa che accadrà anche il seguito con Star Blazers e i Gatchaman.




Quello che non mi è chiaro è perché "TV Sorrisi e Canzoni" mise la foto un delfino vero piuttosto che un  Zum disegnato...
E' anche vero che nel riquadro su "Il delfino bianco" (pagina sotto) si parla di cartone animato, c'è la trama, ma manca il titolo. Sinceramente a me non viene in mente un altro cartone con un delfino bianco come protagonista.
In " Principi, streghe e bambini" c'era anche Cinzia De Carolis!

mercoledì 16 maggio 2018

Il fumetto "Actarus presenta Darix" N° 12 - "Gli uomini pesce" + " Vento solare" - novembre 1980



Sul fatto che la "Edizioni Flash" mandò al macero IL personaggio più famoso tra i bambini, eliminando dalla storie di "Actarus" tutte le caratteristiche che avevano reso celebre il cartone animato, ho già scritto nei precedenti numeri, ergo non mi dilungherò ulteriormente.
Sul fatto che i dialoghi sovente parevano avere poco nesso con le tavole disegnate, ho già scritto nei precedenti numeri, ergo non mi dilungherò ulteriormente.
Mentre ho notato solo ora la tendenza dei disegnatori a riciclare le loro tavole... per esempio l'ufo sferiforme presente nel precedente numero (11) è il medesimo che si può vedere in questo numero 12...



Saranno mazoniane intente a colonizzare l'universo?
Per questo hanno tutti lo stesso modello di ufo? ^_^




I personaggi alieni di questo numero sono dei misteriosi uomini triglia... la trama è veramente poco sensata... , ma spiccano altre astronavi aliene, le Aquile di "Spazio 1999"!
In pratica un bambino doveva credere che, del tutto casualmente, i progettisti di Alfa e gli scienziati del pianeta Triglia arrivarono al medesimo velivolo spaziale?
Beh


La trama del fumetto non ci risparmia un momento di sana comicità   :]
Dato che i nostri eroi sono sempre in vacanza, stavolta prendono in affitto un piccolo veliero, e chi sarà il timoniere?
Capitan Findus Alcor!!!
Con Alcor al timone, come potrà mai finire?
Appunto   ^_^

domenica 13 maggio 2018

Il mio vicino Totoro, il film icona di Hayao Miyazaki



TITOLO: Il mio vicino Totoro, il film icona di Hayao Miyazaki  
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 220
COSTO: 23,50 €
ANNO: 2018
FORMATO: 25 cm x 17 cm 
REPERIBILITA':
Ancora reperibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN:
9788867767083


Ad oggi Valeria Arnaldi, autrice di questo libro e creatrice della collana “Ultra Shibuya”, ha pubblicato ben quattro titoli inerenti gli anime:


Con questo si arriva a cinque libri sull'animazione giapponese, portandola quasi in vetta per prolificità di titoli, direi che l'unico che la batte è Marco Pellitteri.
Purtroppo tutti questi titoli, compresa la collana "Ultra Shibuya", soffrono sempre degli stessi problemi di contenuti ed impostazione grafica.
A forza di ripeterli ad ogni recensione mi pare di essere oltremodo stucchevole, anche antipatico, però è colpa mia se dal mio punto di vista non noto nessun miglioramento?
Anzi, hanno pure aumentato il prezzo del libro... da 22 euro a 23,50!
Mi rendo altresì conto di avere una grande sfiducia verso ciò che leggo in questi libri.
Ogni autore/autrice di uno scritto su manga ed anime avanza teorie sui contenuti, fa notare similitudini con altre serie, annota collegamenti con la cultura o la storia giapponese.
Tutti i saggisti hanno letto altri libri di approfondimento su manga ed anime, quindi partono anche da ciò che hanno scritto i colleghi in precedenza.
Insomma, ognuno/a di loro porta avanti una analisi, si può concordare o meno con essa, può essere più o meno originale, però si parte dal presupposto che nasca da una passione personale e che le analisi siano frutto di una ricerca personale che inizia, appunto, dalla passione.
Con la collana “Ultra Shibuya” io non ho la medesima sensazione, a parte l'eccezione dello scritto su "I cavalieri dello zodiaco".
Ogni volta che leggo una considerazione inerente il soggetto animato o l'autore scelto, mi chiedo da dove provenga, anche perché in questi libri non c'è mai uno straccio di note, bibliografia o sitografia e neppure le didascalie alle immagini...
Come si può leggere nelle recensioni precedenti spesso ho trovato chiare wikipediate, cioè più o meno ampi stralci di informazioni che si possono reperire su Wikipedia, oppure informazioni prese da siti specializzati (e/o forum) in manga ed anime, tutte gratuitamente...
Poi c'è la questione della quantità strabordante di immagini...
Questo libro consta di 220 pagine, ben 79 pagine sono costituite da immagini a tutta pagina (ergo niente scritto), solo 33 sono composte esclusivamente da caratteri di stampa che si possono leggere, le restanti 141 pagine contengono almeno una immagine di grandezza variabile... ed hanno pure aumentato il prezzo del libro!
Ritorno ai contenuti per fare un esempio del mio disappunto.
L'11esimo capitolo, dal titolo”... o dell'incubo”, tratta del “lato oscuro” di Totoro.
Quale lato oscuro, domanderete voi?
Già, me lo chiedo pure io...
L'autrice dedica l'intero capitolo, quasi 5 pagine(!), per rievocare i fatti dell'incidente di Sayama, mettendoli in collegamento con la trama del film. Ad oggi sono stati pubblicati numerosi saggi sulle opere dello Studio Ghibli e di Miyazaki, ho provato a dare una scorsa a tutti questi titoli (non li ho riletti tutti, solo una sfogliata) e nessuno degli autori ed autrici tira fuori questo tragico fatto di cronaca nera.
A dire il vero in un solo titolo se ne parla:
"Hayao Miyazaki, un mondo incantato".
Ovviamente della stessa Arnaldi, che lo inserisce pure questa volta, entrando anche nello specifico del reato. Guarda caso ho trovato un sito che riporta le medesime informazioni nel dettaglio, ovviamente non citato.
L'autrice dove avrà reperito queste notizie sulle indagini, sul processo, sui drammatici sviluppi?
L'incidente di Sayama (Pt.1)
L'incidente di Sayama (Pt.2)

Ma se nessun altro autore ha dato credito a queste leggende metropolitane di bassa cronaca nera, secondo cui, tra l'altro, Totoro sarebbe uno shinigami (dio della morte...), ci sarà pure un motivo, no? Ovviamente la Arnaldi riporta tutte le teorie su Totoro dio della morte, cioè shinigami etc etc etc...
In fondo al post inserisco le immagine del post dal blog http://insidetheobsidianmirror.blogspot.it/, così ognuno potrà fare qualche raffronto.
Se ci fosse stata la sitografia, si andava a leggere la fonte, senza nessun problema.





Il primo capitolo (“Alla fermata”) serve da introduzione.


giovedì 10 maggio 2018

Pirati, robot e ragazze androidi – L'animazione giapponese di fantascienza




TITOLO: Pirati, robot e ragazze androidi – L'animazione giapponese di fantascienza
AUTORE: Elena Romanello
CASA EDITRICE: Anguana Edizioni
PAGINE: 525
COSTO: 26 €
ANNO: 2018
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
9788897621942


Il saggio di Elena Romanello, sull'animazione fantascientifica nipponica in serie tv e film, consta di più di 500 pagine, dieci capitoli in cui si passano in rassegna ben 150 schede monografiche.
Di questi 150 anime e film d'animazione ben 23 sono solo sul Gundam, che ha ovviamente un suo capitolo a parte. Il saggio procede in maniera cronologica, partendo dalle fiabe del folclore nipponico, passando per i film in stile Godzilla degli anni 50 e 60, proseguendo per il boom robotico degli anni 70, e, decennio dopo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Preso nel totale lo scritto permette di valutare in che modo la fantascienza animata giapponesi si sia evoluta, da Astroboy al lungometraggio de “La ragazza che saltava nel tempo”, oltre al fatto che ognuno potrà scoprire qualche serie o film che non conosceva o aveva sottovalutato.
Per ogni serie o film è presente una sinossi, una analisi dei contenuti, se presenti i vari remake (come capita regolarmente con Nagai...), la versione manga, i risvolti delle edizioni italiche, con eventuali polemiche giornalistiche del periodo. Ammetto che non conoscevo tutte le serie ed i film presentati, per quello che posso valutare io le informazioni presenti sono corrette. Gli unici casi in cui potrebbero (potrebbero) ravvisarsi delle imprecisioni sono inerenti la prima trasmissione italica. Per esempio io “Conan il ragazzo del futuro” lo ricordo per primo su “Rete 4”, e non su “Italia 1”. Robotech sulle tv locali lombarde (Telecity), non su Rete 4. Il film di Nausicaa lo rammento trasmesso per intero di sera tardi su Rai 1, non a spezzoni nel pomeriggio.
Consultando l'indice si potrà ben comprendere il contenuto del saggio e fin dove si spinge temporalmente.
Lo sforzo informativo totale e di analisi è corposo, ovviamente non si può dedicare a 150 schede il medesimo spazio, altrimenti il saggio sarebbe arrivato a contenere 3000 pagine. Questo comporta che le schede di alcune serie o film non sono molto lunghe.
Piccola divagazione sulla reperibilità del titolo:
Ibs, pur dandolo reperibile in 5 giorni lavorativi, ha fallito;
Su Amazon non era disponibile (al momento che lo cercavo e neppure ora);
Il sito della casa editrice non riporta il metodo di pagamento o i costi di spedizione;
Un paio di fumetterie a cui avevo chiesto mi hanno detto che neppure provavano ad ordinarlo...
Poi sarò stato sfortunato, però non comprendo perché uno debba sbattersi per svariati giorni (sprecando tempo) per spendere dei soldi nell'acquisto di un libro... dovrebbe essere la casa editrice a prodigarsi in tutti i modi per renderlo disponibile.
E poi dicono che la gente non legge libri...

L'indice del saggio:

martedì 8 maggio 2018

"La Campania imbottita di TV libere", di Carlo dell'Orefice - Il Mattino Illustrato 4 marzo 1978



Se questo stupendo articolo di archeologia televisiva fosse stato pubblicato dal "Corriere della Sera Illustrato", invece che da "Il Mattino Illustrato", ed avesse avuto come soggetto le tv locali lombarde, invece di quelle campane, per me sarebbe stato il non plus ultra del top dei top  ^_^
Purtroppo, per me, ma non per gli eventuali lettori campani, l'articolo è incentrato esclusivamente sulle televisioni della Campania  T_T
Per questo motivo non è che io possa aggiungere un qualsivoglia commento personale, non posso fare affidamento sui ricordi, e neppure su altre conoscenze.
Posso solo far notare che lo scritto venne pubblicato il 4 marzo 1978, ergo un mese prima dell'era goldrakkiana, infatti nell'articolo non si parla mai di "cartoni animati giapponesi", che in seguito furono uno dei programmi di punta di queste tv locali private. Con gli anime le televisioni private riuscirono a catturare i giovane telespettatori, con programmi a basso costo e con una alta resa pubblicitaria e di ascolti.
Ho un articolo di Epoca del 1981 in cui il giornalista individuerà proprio nei cartoni animati giapponesi uno dei programmi che permise alla tv libere di scalfire gli ascolti della Rai, che scesero intorno al 50% nell'arco di soli 3/4 anni!
Da notare anche il fatto che Carlo dell'Orefice faceva notare l'interesse della politica, cioè la Democrazia Cristiana (con Gava e Donat Cattin), verso questi nuovi mezzi di comunicazione di massa. La DC aveva già la Rai, pare che non bastasse...  >_<
Per il resto non posso altro che lasciare l'eventuale visitatore campano alla lettura dell'articolo, avvertendo solo che ho aggiunto un paio di pagine prese dagli inserti delle tv locali di TV Sorrisi e Canzoni, entrambi del 1978, tanto per contestualizzare i programmi del period.
Buona lettura  ;)





I monoscopi delle tv locali sono un brand ormai dimenticato, è per questo che li ricerco sempre.
Per ogni tv locale c'è un mini organigramma societario con una veloce descrizione delle capacità operative e i dati economici. Molto interessante.
Qui sotto due scan dei palinsesti delle tv campane, non avevo nulla risalente a marzo, ma solo di agosto e settembre, ovviamente io ricerco prevalentemente le tv locali di Milano.

domenica 6 maggio 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 35 e 36




Dopo l'inserimento del nuovo giocatore in squadra (Taki) e la rivelazione riguardante il vero padre di Shingo, visti nelle precedenti due puntate, speravo che in queste due ci fosse almeno una partita ufficiale, purtroppo non sarà così... comunque non mancherà lo spettacolo, i tiri fantasmagorici e il solito adattamento e doppiaggio scadente   >_<
Ormai non si tratta solo dei quattro doppiatori che danno le voci a tutti i personaggi, o dei nomi continuamente cambiati, men che meno di personaggi che si dovrebbero conoscere ed invece si ignorano (oppure l'opposto), è proprio la trama ad essere sconvolta... Al momento del doppiaggio pare che nessuno prese nota di cosa avessero detto nelle puntate precedenti. Anche nel caso in cui fosse stato un dialogo adattato male, ma almeno avrebbe avuto senso restarvi coerente, pur nell'errore. Invece questo pressappochismo nell'adattamento causa continue contraddizioni, senza contare che non sai mai se quello che stanno dicendo corrisponda al testo nipponico o sia una mera invenzione italica...
Certo, non è che la serie sia di grande spessore contenutistico, è uno spokon, però massacrare così i dialoghi fu un vero delitto...
L'episodio 35 sarà incentrato sulle skill di Misugi, Yamagata e Shingo, mentre la numero 36 vedrà Kamioka Go sbeffeggiare i suoi avversari, concludendosi con un mega sfido tra il portiere e l'attaccante dal mento prominente.



Inutile precisare che entrambe le puntate verranno giocate spesso a lume di tramonto   ^_^
Inizio con trip di Shingo sul padre biologico.


sabato 5 maggio 2018

Catalogo dei timbrini Multiprint - 1985


Circa tre anni fa incappai in un paio di confezioni intonse di timbrini:
Timbrini di Biancaneve e Dumbo della Multiprint di Milano - primi anni 70'

Questa (ri)scoperta mi riportò alla mente che da più piccino usare i timbrini era uno dei giochi che prediligevo, permettendomi anche di scoprire che l'azienda milanese che li produceva, la Multiprint, era ancora sul mercato.
Qualche settimana dopo il caso mi fece scovare una confezione di timbrini Multiprint dei Gatchaman, in questo lasso di tempo ho recuperato qualche altra confezione classica, ma anche questo bellissimo catalogo generale.
La Multiprint aveva (ed ha tutt'ora) una forte connotazione internazionale, tantissimi erano gli articoli esportati, lo si capisce dal fatto che molte confezioni sono multilingue, oltre all'articolo solo francese dei Gatchaman.
Per fortuna della Multiprint i loro articoli avevano una vita ludico commerciale molto lunga, ergo non è sempre possibile datare con precisione i loro prodotti. E devo dire che una delle cose che mi diverte di questi articoli è cercare di risalire alla data di pubblicazione  ^_^
Direi che da una scatola sui supereroi Marvel, in cui è visibile in primo piano la Donna Ragno, non può essere antecedente al 1977, in quanto la controparte femminile di Peter Parker nacque nel febbraio 1977 (fonte).
Ovviamente la parte del leone del catalogo la fanno le confezioni della Disney... però, oltre alle due scatole della Marvel, c'è una scatola di "Hanna & Barbera", una di "Tom e Jerry", una della "Pantera Rosa" ed una una dei personaggi Warner. Sono presenti numerose confezioni didattiche, con forme geometriche, alfabeti, numeri, animali, nazioni etc etc.
Gli articoli che ho trovato più interessanti sono quelli della serie "Stamperie", che permetteva ai bambini di diventare dei piccoli tipografi, veramente una idea stupenda. Curiosa anche la serie "Ricami", che immagino permettesse alla bambine di stampare una immagine su un tessuto e poi ricamarci sopra, chissà se questo tipo di articolo è ancora in vendita.





Si può ben vedere quanto l'azienda milanese puntasse sull'export dalle confezioni in lingua non italica.
Come si può leggere nell'introduzione al catalogo, la Multiprint venne fondata "più di 30 anni fa", dato che l'attuale titolare della Multiprint mi ha scritto (vedi primo link) che il nonno la creò nel 1948, suppongo che il catalogo fosse dei primissimi anni 80:
"La Multiprint s.r.l. è stata fondata nel 1948 da mio nonno, il timone è passato poi a mio padre e piano piano oggi sto provando a prenderne in mano le redini. Da tre generazioni la nostra vita si fonda sulla fabbricazione di timbrino giocattolo in legno e gomma. Con il tempo e le esigenze di mercato sono cambiate licenze e packaging ma ancora oggi i nostri timbri sono fatti di legno di faggio e gomma incollati a mano.


Dopo essermi scervellato su quale potesse essere la data di pubblicazione del catalogo, ho visto che in basso a sinistra nella seconda pagina c'era la data   ^_^
1985!

mercoledì 2 maggio 2018

"L’abominevole bambina delle nevi", di Marina Valcarenghi - Effe (mensile femminista autogestito) n° 10/11 ottobre/novembre 1978



Edit del 4 ottobre 2018:
Sono venuto in possesso del numero originale di Effe con "l'abominevole" articolo di Marina Valcareggi. Visto che avevo postato per la prima (e spero unica volta) una versione web di un articolo anni 70/80, sostituisco i screenshot del sito di Effe con le pagine cartacee ingiallite del 1978.


E' la prima volta che posto un articolo con un formato web, di norma prediligo il corrispettivo cartaceo. Purtroppo il numero in questione di "Effe" non riesco proprio a reperirlo, ergo, visto che trovo molto interessante lo scritto, ho deciso di fare uno strappo alla consuetudine.
L'articolo permette di fare alcune considerazioni su come erano trattati i cartoni animati giapponesi,  partendo da alcuni aspetti:
a) la testata;
b) l'autrice;
c) il periodo;
d) i contenuti

Premessa importante.
Non è in alcun modo mia intenzione criticare la rivista e chi vi scriveva, e ho grande rispetto per le battaglie che quelle donne portarono avanti.
Detto ciò a scanso di equivoci, mi pare anche giusto concentrarmi sulle tematiche che cerco di portare avanti postando articoli giornalistici sugli anime del periodo 1977-1987.
a)
Ho mostrato più volte come ai cartoni animati giapponesi si interessarono, oltre le riviste tv e i quotidiani nazionali, le testate più disparate ed impensabili.
 Da Playboy, Penthouse o "Eva Express", passando per "Intimità della famiglia", Grazia ed il "Guerin Sportivo", finendo con "Famiglia Cristiana", Rinascita e tutte le riviste settimanali e mensili che trattavano di attualità e politica (Oggi, Panorama, l'Espresso, "La Domenica del Corriere").
Mi mancava una rivista tanto specifica quanto una testa femminista, ed ora ho colmato la lacuna   ^_^




Se ci si prende la briga di leggere quali fossero gli argomenti trattati solitamente, si comprenderà quanto l'anime di Heidi fosse assolutamente una eccezione, off topic diremmo oggi.
Uno degli altri argomenti dello stesso numero era "Mutilazioni sessuali delle donne africane", scritti di una certa serietà.
La redazione di "Effe" fu spinta a dedicarle un articolo dall'enorme successo che ebbe la pastorella svizzera, come ammette Marina Valcarenghi:
"Heidi si è inserita nella cultura infantile da Gela a Torino, per questo le facciamo le pulci."

b)
Ho provato a cercare info sull'autrice, penso che attualmente scriva su "Il Fatto Quotidiano":
https://www.ilfattoquotidiano.it/blog/mvalcarenghi/
Spero non sia una questione di omonimia...

c)
L'articolo venne pubblicato per il numero di ottobre e novembre 1978, ergo Heidi era già terminata da un pezzo, visto che la serie iniziò nel febbraio 1978. Al novembre 1978 gli articoli pubblicati sugli anime non erano ancora molti, una trentina (per ora sono quelli che ho recuperato), ed erano prevalentemente di riviste televisive (indice "Emeroteca Anime"). Direi che "Effe" fu la prima rivista politicamente militante e di un certo spessore culturale che si interessò agli anime.
Strano che ci si concentri solo su Heidi, mentre "Atlas Ufo Robot", con le sue numerose donne guerriere (di entrambe le fazioni), non è considerato...

d)
Trovo più che legittimo che a Marina Valcarenghi non piacesse Heidi, né dal punto di vista del messaggio sociale e politico che per lei il cartone veicolava, né come madre. Dispiace, però, leggere un certo numero di inesattezze, che sarei curioso di sapere da quali fonti informative fossero state prese. Inoltre noto che non si rese per nulla conto che Isao Takahata eliminò dalla serie tv tutti riferimenti religiosi del romanzo originale, rese Heidi laica, direi atea :]
Questo aspetto, forse, avrebbe dovuto apprezzarlo, ma forse non conosceva il romanzo della Spyri.

L'articolo è chiaramente negativo, lo si comprende sia dal titolo che dal sottotitolo:
"Heidi è un esempio di cattiva letteratura e di splendido business."




Mi pare che l'autrice faccia un po' di confusione sulla data in cui venne trasmesso il cartone animato, in quanto scrive "che ha dato origine l’anno scorso a un programma televisivo", cioè nel 1977?
In alcuni punti non è ben chiaro se ci si riferisca alla serie animata nipponica o al lungometraggio cinematografico (animato e non animato) che era presente in quel periodo al cinema. Ho sfruttato le mie riviste tv, ed ho scoperto che venne fatto passare un film del 1965 (link) per un film nuovo!
Probabilmente al solo scopo di sfruttare il successo dell'anime...
Forse è anche per questo motivo che Marina Valcarenghi ebbe una così pessima impressione del film, era vecchio di 13 anni!!!
Però si sarebbe potuta informare un po' meglio, sapendo che il film era stato prodotto 13 anni prima, avrebbe potuto valutarlo più correttamente.
Restano i giudizi negativi sul cartone animato, del tutto legittimi, ma basati anche sul alcune informazioni che mi sono parse un po' fantasiose:
"Un altro motivo di successo, a mio parere, sta tutto nella furbizia di quel disegno animato, che è il frutto di lungo lavoro a tavolino di disegnatori giapponesi e managers americani."

Poco più sotto si rincara la dose:
" Heidi è una colossale operazione industriale, organizzata da una multinazionale e venduta a mezza America e a tutta Europa."

Forse l'autrice non pensava che i giapponesi fossero capaci di fare affari coi cartoni animati?
Dovevano essere per forza statunitensi?
Tra l'altro, per quello che so io (potrei sbagliare) l'anime di Heidi non fu venduto negli Usa, e mi pare che vi arrivò solo in formato lungometraggio, formato da un mix di varie puntate.
Gli evocati "managers americani" non ebbero nessun ruolo nella compravendita dei diritti televisivi della Heidi animata nipponica... quale fu la fonte?

martedì 1 maggio 2018

"Toei Classics" - I secondi 5 DVD




Dopo i primi cinque DVD, a distanza di sole tre settimane, sono usciti gli altri cinque conclusivi film dei classici Toei, che, se non sbaglio, son tutte prime uscite in DVD. Infatti mi pare proprio che i film "Senza Famiglia", "Le meravigliose avventure di Simbad", "La leggenda del Serpente bianco", "Continuavano a chiamarlo il gatto con gli stivali" e "Il gatto con gli stivali in giro per il mondo" non fossero mai stati pubblicati in DVD, alcuni neppure in VHS.
Considerando, inoltre, che tutti i DVD hanno i sottotitoli fedeli alla traccia audio giapponese, che per il film di Simbad c'è anche un nuovo doppiaggio, e che sono stati mantenuti tutti i doppiaggi storici, non si può che fare un grande plauso alla Dynit.
Senza dimenticare che per "La leggenda del Serpente bianco" sono riusciti a recuperare quasi tutto l'audio originale del doppiaggio Rai del 1970, dove non più presente c'è l'audio giapponese con sottotitoli, ed è comunque una parte minoritaria del film.
Sempre nel DVD de "La leggenda del Serpente bianco" (1958), il trailer originale nipponico, contiene una breve scena molto interessante dell'allora presidente della Toei Animation Hiroshi Okawa, in cui questi parla con orgoglio del primo film animato a colori giapponese. In questa scena ci sono sia immagini degli animatori a lavoro sul film, sia una ripresa dall'alto del nuovo (ai tempi) studio Toei, che poi fu lo stesso in cui vennero create tutte le serie che vedemmo da bambini.
Quei pochi fotogrammi dell'edificio, che fu inaugurato proprio lo stesso anno (link) in cui venne proiettato "La leggenda del Serpente bianco", cioè il 1958, mi hanno permesso di metterli a confronto con le immagini del servizio Rai del 6 aprile 1979:
"Heidi, Goldrake, Harlock and co.", di Giuseppe Breveglieri (riprese filmate Antonio Bucci - montaggio Gianbattista Mussetto) - "Tam Tam - attualità del TG1" 6 aprile 1979

Aggiungendoci qualche immagine attuale di "Street View" penso di essere riuscito a contestualizzarle temporalmente, oltre all'aver scoperto che il vecchio edificio della Toei Animation sembra non esistere più...
In pratica parrebbe che l'edificio fu costruito in due periodi differenti, una prima ala nel 1958 (quella visibile nel DVD), ed una seconda successivamente, infine, tra il 2015 ed il 2017, l'edificio è stato rifatto tutto ex novo.



Tutti e dieci i DVD fanno la loro bella figura, e colmano quella che era una lacuna abbastanza intollerabile per ogni appassionato di animazione giapponese.
Il box di cartone, che è gratuito, lo si deve richiedere al momento in cui si fa l'ordine, io l'ho effettuato tramite una fumetteria, se ne sono occupati loro.
La prima scan in alto rappresenta proprio le tra facciate del cofanetto.





I 10 film:
"La grande avventura del principe Valiant" (l'unico disponibile anche in BR); "Ventimila leghe sotto i mari"; "Ali Babà e i quaranta ladroni"; "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro"; "Senza Famiglia"; "La leggenda del serpente bianco"; "Le meravigliose avventure di Simbad"; "Il gatto con gli stivali"; "Continuavano a chiamarlo il gatto con gli stivali"; "Il gatto con gli stivali in giro per il mondo".

Ora tocca ai secondi cinque DVD presi singolarmente:
"Senza Famiglia"